martedì 2 novembre 2021
Mio padre era un uomo libero
giovedì 31 dicembre 2020
2020 Odissea dentro casa
Sono le ultime ore di un anno strano, e le ultime ore se mi soffermo a contarle, mi fanno sempre più paura di tutte le altre; ho sempre il terrore che possano portarsi via qualcos'altro, mai che possano aggiungere qualcosa di buono. Ogni anno, come ogni essere umano, come ogni cosa, non è mai interamente buono o interamente cattivo, anche quando non riusciamo a capire gli avvenimenti, a decodificare la realtà, c’è sempre qualcosa che è buona anche se non riusciamo a vederla o cattiva anche se non riusciamo a capirlo. È stato un anno decisivo soprattutto nel male, e per ognuno di noi, e per il mondo intero, anche se la nostra capacità di penetrazione della realtà è ridotta, sempre, ma spesso ancora di più quando crediamo di essere geni in possesso di un verbo che poi in realtà non interessa a nessuno, e che chi ci vuole bene subisce con dispiacere e delusione.Un anno al confine con la fantascienza, che ci ha gettati nell'incredulità e nella consapevolezza di essere in realtà soli, non comunità, non società; soli senza nessuna tutela, soli contro un mostro che ha mille volti, mille nomi, mille modi per tradirci. Io che sono nata negli anni 70 mi sento un essere preistorico che ha vissuto in un altro mondo, un mondo che pian piano senza che io me ne accorgessi mi hanno disintegrato davanti agli occhi. Inimmaginabile, incomprensibile, fuori da ogni umana logica. Ho sempre visto la casa come un rifugio, quasi il mio luogo segreto a cui tornare la sera, un luogo di calore, e silenzio, e amore in cui togliersi le scarpe e godersi un bicchiere di vino. L’inizio di quest’anno nella costrizione della chiusura in casa, una costrizione che ha cambiato gli equilibri, lavorativi, affettivi, umani, mi sono ritrovata a vivere la casa quasi fosse un rifugio antiatomico. Il silenzio ha assunto significati diversi, il mondo fuori mi è sembrato lontano, inaccessibile, più pericoloso di sempre. Persino dell’aria ho avuto paura, quell'aria che io a volte tiro a fatica nei polmoni, perché porta con se mille allergeni che mi fanno soffrire e ricorrere a farmaci che mi aiutano a respirare meglio. Non avevo bisogno di un’altra paura, che adesso non ho più per fortuna, non avevo bisogno della lontananza dalla mia famiglia per amarla o apprezzarla di più, non avevo bisogno di nulla di quello che ho dovuto vivere e non vivere. Non avevo bisogno di tempo per riflettere su nulla, lo faccio già di continuo. Sono sempre riuscita a ritagliare del tempo per me, per le mie cose, i miei pensieri, per quello per cui per me vale la pena. Per quello che mi ha sempre salvato dalle difficoltà e brutture della vita. Non avevo bisogno di un’odissea casalinga che dandoti apparentemente più tempo, in realtà te lo toglie. Non ho dipinto un solo quadro, mi sono arenata nella scrittura del mio secondo libro; arenata, spiaggiata. Non ho potuto fare il tour di presentazioni del primo che è uscito proprio in questo 2020 buttandomi addosso la certezza di essere chi ho sempre creduto, perchè non puoi essere qualcosa che il mondo non ti riconosce, e la certezza di essere qui per quella ragione: scrivere. E ho scritto, ho scritto tanto, ma per lavoro. Ho iniziato delle collaborazioni con dei giornali, di cui uno americano. Ho ritrovato un cugino lontano che sta ricostruendo il nostro albero genealogico; l’America è stata anche un po’ la nostra seconda patria, grazie a Joe Di Maggio, ed essere letta li mi fa sentire come a cavallo fra due mondi. Non ho letto più libri che in altri anni, li ho letti anche per scriverne, perchè leggere è stata sempre una priorità nella mia vita, sin da quando ho imparato a farlo. Questo 2020 nel bene e nel male mi ha dato di più di quanto mi abbia tolto per fortuna, perché gli anni che lo hanno preceduto mi hanno solo derubato senza restituirmi niente che non fosse quel senso di mancanza e perdita che non mi abbandona mai. Anche se i miei morti sono sempre con me, mi è mancato il non poter andare a visitare le loro tombe. Abbiamo anche un corpo, ed è importante, così come è importante il luogo in cui è custodito quando lo lasciamo. Non è vero che le tombe sono solo tombe, e quando per qualche tempo me ne allontano, i miei affetti mi richiamo venendomi in sogno. È un luogo sacro il cimitero, e sorrido ogni volta che entrando, in qualsiasi giorno della settimana, di qualsiasi mese, lo ritrovo sempre pieno di fiori freschi, vivi come il ricordo, l’assenza, il dolore e quell'amore che continua ad essere cura. È stato un anno nel limbo, un po’ come un breve viaggio dantesco. Un anno sospeso nell'incredulità, nello sgomento, nella visione di un mondo che torna irrimediabilmente indietro perché non esiste più il coraggio, la libertà dell'intelligenza, l’onestà della dignità. Non esiste più tutto quello che ci aveva portato fino a qui col sacrificio del sangue, del dolore, della forza del genio dell’uomo Ulisse, dell’uomo Dante, Leonardo, Raffaello e potrei nominarli tutti, intellettuali, scrittori, imperatori, condottieri, guerrieri, grandi statisti, politici, UOMINI. Un anno sospeso nell'incredulità, nello sgomento, nella visione di un mondo che torna irrimediabilmente indietro perché non esiste più l’uomo.
giovedì 9 luglio 2020
lunedì 22 giugno 2020
martedì 9 giugno 2020
martedì 2 giugno 2020
Arrivato nelle librerie il 12 Maggio, Se scorre il sangue e’ il nuovo libro di Stephen King. La mia recensione oggi su #metropolitanmagazine
https://metropolitanmagazine.it/stephen-king-se-scorre-il-sangue/
venerdì 22 maggio 2020
giovedì 21 maggio 2020
venerdì 15 maggio 2020
#edwardhopper l'artista che sapeva dipingere il silenzio
https://metropolitanmagazine.it/edward-hopper/
sabato 9 maggio 2020
martedì 10 marzo 2020
#scatoleparlanti
domenica 30 dicembre 2018
La somma di quello che mi è rimasto. Parte 2
Ho perso l'amico geniale, si ho avuto anche io il mio, quello che fra tutti non solo mi amava di più, ma anche meglio: con discrezione, intelligenza, delicatezza d'animo, tutte qualità che già da sole lo rendevano diverso dalla maggior parte della gente; ho perso quell'amico grazie al quale ho ricominciato a scrivere, grazie al quale ho ritrovato parte di chi nascondevo in me.
Ho perso la cugina con la quale avevo vissuto fianco a fianco gli ultimi due anni della sua e della mia vita, e oggi non so come abbiamo potuto fare a meno di noi per molti degli anni prima, e non so ancora come farò a continuare per gli anni che forse avrò dopo.
Ho perso mio padre, e non c'è niente che io possa scrivere per esprimere quello che questa perdita significhi per me, posso solo dire che nel punto più profondo del mio dolore, adesso so che non mi sento più adulta ma vecchia, molto vecchia.
Ho perso il lavoro di tutta la mia vita e ho ricominciato da un altro, anche grazie a tutto quello che avevo imparato da quel vivere sempre in mezzo alla gente, davanti alla gente, dentro la testa, i bisogni, i gusti, il modo di vedere della gente, oltre quel banco che mi separava da loro in tutto, su tutto, per tutto. E forse la chiave è stata proprio questa, il mio ricominciare, aprire una porta nuova oltre la quale c'era un'altra parte di me con risorse che non conoscevo, e che continuo ad esplorare, ad imparare, a scoprire ancora, anche se qualche volta mi fermo ad osservarle incredula; mi domando quanto possano durare, se dopo tanto andare avanti, continuare, sfondare muri fatti di ogni "sostanza" possibile, possano improvvisamente crollare e abbandonarmi. Siamo fatti per la sopravvivenza è vero, non c'è un'altra spiegazione al nostro restare vivi nonostante tutto, sempre. La verità è che oggi sono adulta per ragioni che sono completamente diverse da quelle di allora. La verità è che oggi non vedo più il tempo come un alleato fedele, perchè al contrario di allora, oggi so che non è vero che guarisce qualsiasi ferita, e che il dolore può diventare sempre più grande, sempre più profondo anche quando il sorriso alla vita sembra rimanere immutato. Oggi nella somma che sembra più una sottrazione, spesso un furto, un saccheggio della mia vita, ho però quell'amore che ti dice: io abito nel tuo cuore, e anche se spesso è disordinato, inquieto, sottosopra, duro o in arresto temporaneo, io voglio vivere li dentro, vivo lì, e se tu mi cacci, io non ho e non avrò mai altro posto dove andare. Oggi a Tabata, quella mia gatta dal passo felpato, si è aggiunta Bia prima, per portare anche a lei altro amore, compagnia, complicità, maternità, e Wendy dopo, trovata sotto casa in una notte di fine agosto, affamata, malata, respinta dalla sua stessa madre. Sarebbero state le tre sorelle occhi di gatto se non fosse arrivata Priscilla, la mia "cana", la nostra amatissima ex barbona ora assurta a regina, trovata e portata a casa anche lei una notte, ma fredda, e di Gennaio, ormai due anni fa. Potrei riempire molte pagine solo descrivendo ognuna di loro nella sua diversità, particolarità, mi limito solo a dire invece, che sono portatrici di gioia, calore, amore, tenerezza, e certo lavoro, impegno, responsabilità, ma sarò sempre io ad essere in debito con ognuna di loro per il modo in cui sanno rendere più piena la mia vita e il mio cuore. Infine poco più di tre mesi fa, al resto della mia famiglia si è aggiunta Ginevra. Mio fratello, quello che io sogno sempre ancora bambino anche se è un uomo da più di un pezzo, mio fratello quello che cullavo sulle ginocchia per farlo addormentare, mio fratello adesso è padre ed ha portato nelle nostre vite come sospese, mute, nei nostri cuori come congelati, questa nuova vita che ha sciolto il ghiaccio del cuore, dissolto le nuvole della mente, e trasformato in gioia la pioggia degli occhi ridando improvvisamente senso al futuro.
Adesso che mi capita spesso di cullare sua figlia proprio come facevo con lui, mi sembra che questi trentasette anni siano passati in un attimo nonostante dentro ci sia stato così tanto, così tutto, anche se di tutto purtroppo non si può mai parlare, anche se non sai mai la direzione in cui qualsiasi poco o niente o tutto possa portarti.
Ginevra è la più bella, Ginevra è la mia stella, le canto rubando le parole di suo padre, perchè adesso lei è la stella da seguire per tutti noi, e chissà che prima o poi non ne arrivi anche un'altra.
venerdì 25 maggio 2018
Un lungo #addio
martedì 27 febbraio 2018
#Nonmiavetefattoniente
Non ci avete fatto niente? Abbiamo permesso che ci faceste tutto invece, che ci toglieste tutto, perchè andare avanti nella vita non significa stare bene, perchè sorridere non significa non capire,essere tranquilli, non avere paura, terrore, di tutto, di tutti ormai, perchè non c'è bisogno di andare lontano per essere uccisi, a volte basta entrare in un ospedale fatto di uomini che hanno generato una società di gente che occupa posti che non dovrebbe occupare,o in un tribunale senza legge ormai, in un mondo fuori controllo. Basta sedersi a ridosso delle vetrate di un ristorante in una qualsiasi città, camminare per strada, andare in discoteca, ovunque è in agguato tutto quello che può distruggere la nostra vita in un soffio, la nostra cosi come quella di chi ci ama e amiamo, segnando per sempre il nostro destino. Non ci avete fatto niente? Viviamo carichi di dolore sottopelle, viviamo giorno per giorno, senza pensare a domani, respirando aria e cielo e mare come fosse un miracolo, esattamente come fa da sempre, chi è abituato alla guerra. Ogni giorno guardiamo chi amiamo con occhi e amore sempre nuovo, pregando che possa durare il più a lungo possibile, tutto, perchè in un mondo inquinato da ogni male come il nostro, è come giocare alla roulette, e non sappiamo chi geneticamente, ancestralmente, divinamente possa avere più fortuna. E' un mondo di menzogne dove la vita umana non ha più il valore che ci hanno insegnato quando eravamo bambini, almeno a noi di quegli anni che adesso sembrano appartenere ad un altro mondo. Chi ha scritto il testo, nel particolare quindi, più che ai terroristi lo dedica ad un padre violento-sostiene -un padre che lo ha costretto a scappare bambino dalla sua casa, dalla sua terra, per rifarsi una vita altrove: non mi hai fatto niente grida. Sorrido con amarezza per quello che altro non è che dolore, rabbia, perchè sappiamo bene che essere traditi da chi amiamo di più, è peggio che essere traditi dal mondo, dalla società, dagli amici, dagli uomini tutti. E non sarai mai la persona che saresti potuto essere, diventare, non riuscirai mai a dare interamente tutto quello che avresti potuto dare se solo fossi cresciuto come un bambino normale.Chi ti ha ha tradito ti ha tolto la capacità di guardare qualsiasi altro essere umano con fiducia, di guardarlo e non pensare che potrebbe essere marcio anche lui, quel dubbio di cui conosci l'origine accompagnerà per sempre tutti i tuoi rapporti anche se vorresti superarlo, non sentirlo più, è radicato in te con radici inestirpabili. Sarai quello sei, magari un passo avanti agli altri, dal momento che non sei stato mai bambino, magari, sotto molti aspetti, forse, sarai anche migliore di molti altri, ma rimarrai sempre dolente, dolorante, non potrai mai dimenticare nulla, e quando meno te lo aspetti avrai di nuovo il cuore rotto come se tutto fosse successo in quel monento, e occhi lucidi e profondi come pozzi dove solo tu riesci a vedere quello che ci sta dentro. Sarai sempre diverso, nel bene e nel male. In pochi hanno la fortuna di uscirne migliori, di uscirne più forti, molti, se va bene, diventano quello che gli è successo. Altri qualcosa di peggiore. E vale per tutta l'infanzia violata, derubata, in qualsiasi modo, in qualsiasi luogo.
Non ci avete fatto niente? No, ci avete avete fatto tutto e continuate a farcelo, e non c'è modo di difendersi, non ce n'è più, non c'è mai stato un modo in realtà, e non so davvero quando e chi riuscirà a vedere la fine di tutto questo.
venerdì 27 ottobre 2017
Cambio pelle
martedì 8 agosto 2017
Il #mondo visto dall'alto
giovedì 15 dicembre 2016
Tutto il dolore che conosco.
lo conosco perchè il corpo lo "sente" più della gioia, più del dolore fisico, morale o spirituale.
Conosco il dolore perchè il corpo lo sente più del piacere, più dell'estasi.
Conosco il dolore perchè il corpo lo sente più dell'amore.
E' una sensazione autentica, forse l'unica vera, reale sempre, come l'istinto, solo che fa molto, molto più male.
Conosco il dolore perchè sono troppi oggi i momenti in cui mi fermo smarrita e aspetto, aspetto che il cuore si fermi, è lui: il dolore, il dolore delle "cose" perdute.
Conosco il dolore, il dolore dell'abbandono affettivo, il dolore del tradimento, del colpo che non ti aspetti, da qualcuno, da qualcosa, dalla vita, il dolore della perdita.
Conosco il dolore perchè senza nemmeno rendermene conto gia all'inizio della mia vita ho cominciato a imparare a far a meno di chi amavo, delle persone da cui dipendevo affettivamente, o pensavo necessarie per la mia sopravvivenza e per quella del mio cuore, e ancora adesso continuo a doverlo imparare, giorno dopo giorno, in maniera diversa e uguale per certi aspetti, cambiano le persone, le modalità, ma non cambia lo sgomento. Cambia il dolore, che diventa più forte, più intenso, più consapevole, non cambia chi sei, ma troppe sono le cose che dentro di te cambiano volto, voce, suono, odore, sapore, significato.
Tutto questo percorso, mi ha reso diversa da quella gente che nella vita non riesce a bastarsi, mai, da tutta quella tanta gente che deve stare sempre intorno, insieme,"davanti" a qualcuno per non dover restare mai davanti a se stessa. Mi ha reso diversa perchè amo il silenzio e quella solitudine che percepisco come amica, fedele, alleata, ristoratrice e generatrice di pace anche quando dentro di me pace non ce nè. Anche quando dentro di me sento solo guerra, di sentimernti, contraddizioni, emozioni, pensieri. Tutto questo mi ha reso diversa perchè mi ha reso libera, perchè l'essere sola non mi fa mai sentire "da sola", la compagnia che mi faccio mi piace più di qualsiasi altra mi possano fare.
Conosco il dolore,
vero, profondo, che ti spezza le ginocchia, la schiena, le braccia, il cuore e la mente, conosco, sento forte il dolore e questo non mi rende immune da esso, o più forte, o più dura, o meno terrorizzata al pensiero di altro dolore che puntuale arriverà, ancora nuovo, ancora forte.
Vivo con gli occhi lucidi e lo sguardo perso spesso in mondi vissuti e perduti, irrimediabilmente. Vivo con il mio sorriso intatto, come di bambina. Vivo e rido anche se ridere oggi mi fa tanto, troppo male. Vivo anche se tutto, oggi, mi fa troppo male.
Vivo e aspetto di imparare nuovi modi di convivere con tutto il dolore che conosco.
Vivo e prego perchè l'impensabile sempre in agguato, non venga di nuovo, ancora, a bussare alla mia porta.